LE INTERVISTE
►Introduzione alle interviste
La parte dedicata alle interviste è stata molto interessante e costruttiva.
Ho ritenuto opportuno farle dopo essermi a lungo confrontato con tecnici e compagni durante la stesura del lavoro, capendo quanto sia importante l’esperienza diretta sul campo oltre ad una approfondita teoria. Proprio dai dati raccolti ho potuto sviluppare un attenta analisi su quelli che sono i principali aspetti del lavoro settimanale in diversi campi di calcio .
Volutamente ho ricercato informazioni riguardanti 4 diversi campionati per capire le varie problematiche che vengono affrontate dai preparatori. Le loro risposte hanno evidenziato una grande passione al fine di ottenere tutti lo stesso risultato ovvero preparare nel miglior modo possibile i portieri a propria disposizione .
CLAUDIO FILIPPI
Classe 1965 , PREPARATORE DEI PORTIERI DEL a.c. SIENA
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Dove hai giocato, da quanto alleni, qual è stata la tua formazione
<< Come calciatore ho fatto tutto il Settore Giovanile in squadre dilettantistiche di ottima tradizione. Ho poi disputato 2 campionati dell’allora promozione (attuale Eccellenza) e poi 12 campionati nel CND. Mi sono diplomato all’Isef di Roma nel 1989 ed ho partecipato come relatore a numerosi convegni e stage in tutta Italia. Nel 1995 ho pubblicato un testo intitolato “Prestazioni tecnico – tattiche dei più grandi portieri del mondo – scout della partita” e nel 2006 “L’attacco alla palla” con un DVD di esercitazioni. Ho lavorato come ricercatore scientifico sportivo elaborando nuove teorie sul portiere, e sono stato assistente volontario alla Cattedra di Biomeccanica all’Isef di Roma. Offro consulenze tecniche al settore Giovanile Scolastico della F.I.G.C. e ad altre Associazioni di Categoria italiane e straniere. Collaboro con la rivista “Il nuovo calcio”, per la quale inoltre ho scritto numerosi articolari riguardanti il portiere. Nel 1992 ho conseguito la qualifica di istruttore di calcio, nel 1994 a Coverciano, quella di preparatore atletico e nel 1997 quella di allenatore di 3^ categoria ed allenatore di base U.E.F.A. Oltre all’esperienza nei campionati giovanili, ho allenato i portieri delle prime squadre dal 1992 nel Ladispoli, che militava nel campionato CND. Dopo 5 anni sono approdato in serie B nella Fidelis Andria, poi 4 anni al Chiedo Verona, uno in serie B e tre in A, un anno alla Roma ed attualmente al Siena>>.
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Quali sono secondo te oggi gli aspetti più moderni nella prestazione di un portiere?
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Suddividi le tue singole sedute settimanali in percentuale di lavoro sugli aspetti che compongono la prestazione ( tecnici , tattici , condizionali , psicologici).
Fisico
Tecnico
Tattico
Psicologico
Martedì
70 %
25%
5%
Basso
Mercoledì mattina
Alto
70%
30%
Alto
Mercoledì pomeriggio
Medio
30%
70%
Medio
Giovedì
Basso
–
100%
Medio
Venerdì
Medio
60%
40%
Alto
Sabato
Basso
90%
10%
Alto
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Come si sviluppa a grandi linee il tuo programma settimanale?
Martedì
L’allenamento presenta un riscaldamento generale, seguito dal lavoro di forza arti inferiori ed un lavoro tecnico su di un argomento specifico (es.: respinte di pugno, piuttosto che attacco alla palla)
Mercoledì mattina
L’allenamento è molto dispendioso sotto il profilo fisico ma non faccio eseguire nessuna esercitazione con obiettivo fisico. Gli obiettivi sono di tipo tecnico-tattico eseguiti ad alta intensità
Mercoledì pomeriggio
I portieri lavorano prevalentemente con la squadra nelle esercitazioni tecnico-tattiche e solo chi non è impegnato lavora tecnicamente con me per argomenti specifici riferiti a lacune dei singoli portieri.
Giovedì
E’ il giorno in cui si disputa una partita amichevole con formazioni dilettanti. Se le squadre sono di 1^-2^-3^ cat. il portiere che non giocherà la domenica gioca con la squadra allenatrice.
Venerdì
Svolgiamo un lavoro sulle uscite alte e a seguire con la squadra calci piazzati, partita campo ridotto e tiri in porta. Quindi lavoro fisico importante.
Sabato
Il sabato come il venerdì 15-20’ in totale con esercizi di destrezza, presa, capacità di reazione e quindi partita campo ridotto.
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Quali parametri segui nell’organizzazione del lavoro?
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o
Fai molto lavoro muscolare?in quali giorni?
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o
Che livelli di fatica (da 1 a 5) vuoi raggiungere durante le singole sedute?
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o
Quanto spazio dai alle sensazioni , alle richieste ed alle abitudini del portiere nell’impostazione del lavoro?
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o
Quanto reputi sia importante lavorare con il resto della squadra (allenamenti situazionali)?
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o
Nel tuo lavoro verso il portiere miri al miglioramento dei suoi lati deboli o a sfruttare al massimo le sue qualità?
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GIANLUCA SPINELLI
Classe 1966, PREPARATORE DEI PORTIERI DEL GENOA c.f.c. (serie B)
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Dove hai giocato , da quanto alleni ,qual è stata la tua formazione?
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o Quali sono secondo te oggi gli aspetti più moderni nella prestazione di un portiere?
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o
Suddividi le tue singole sedute settimanali in percentuale di lavoro sugli aspetti che compongono la prestazione (tecnici, tattici, condizionali , psicologici).
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o Come si sviluppa a grandi linee il tuo programma settimanale?
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o Quali parametri segui nell’organizzazione del lavoro?
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o Fai molto lavoro muscolare?in quali giorni?
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o Che livelli di fatica (da 1 a 5) vuoi raggiungere durante le singole sedute?
<>.
o Quanto spazio dai alle sensazioni , alle richieste ed alle abitudini del portiere nell’impostazione del lavoro?
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o Quanto reputi sia importante lavorare con il resto della squadra (allenamenti situazionali)?
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o Nel tuo lavoro verso il portiere miri al miglioramento dei suoi lati deboli o a sfruttare al massimo le sue qualità?
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SERGIO TABBIA
classe 1961, PREPARATORE DEI PORTIERI DEL a.s.d. GIAVENO (serie D)
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Dove hai giocato, da quanto alleni, qual è stata la tua formazione?
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o
Quali sono secondo te oggi gli aspetti più moderni nella prestazione di un portiere?
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o
Suddividi le tue singole sedute settimanali in percentuale di lavoro sugli aspetti che compongono la prestazione (tecnici, tattici, condizionali , psicologici).
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o
Come si sviluppa a grandi linee il tuo programma settimanale?
<>.
o
Quali parametri segui nell’organizzazione del lavoro?
<>
o
Fai molto lavoro muscolare?in quali giorni?
<< Si abbastanza; come ho detto prediligo i primi due giorni della settimana andando a scendere con il carico man mano che si avvicina il giorno della gara, proponendo esercizi di velocità e reattività muscolare il venerdì.
Sono dell’idea che il portiere debba fare sempre di più lavori sul campo; non avendo la palestra propongo perciò molti lavori a carico naturale, con esercizi pliometrici talvolta abbinandoli al gesto tecnico; in alternativa faccio eseguire dai miei portieri degli sprint in salita su una distanza di circa 15 metri.
Per quanto riguarda il lavoro in palestra, sarebbe produttivo farlo a “secco” prima dell’inizio della preparazione con un lavoro mirato al potenziamento generale ed alla forza esplosiva, curato da persone competenti e preparate al lavoro atletico>>.
o
Che livelli di fatica (da 1 a 5) vuoi raggiungere durante le singole sedute?
<>.
o
Quanto spazio dai alle sensazioni , alle richieste ed alle abitudini del portiere nell’impostazione del lavoro?
<>.
o
Quanto reputi sia importante lavorare con il resto della squadra (allenamenti situazionali)?
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○ Nel tuo lavoro verso il portiere miri al miglioramento dei suoi lati deboli o a sfruttare al massimo le sue qualità?
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FABRIZIO RUA
classe 1973, PREPARATORE DEI PORTIERI DEL U.S.D.GASSINO (promozione)
o Dove hai giocato, da quanto alleni, qual è stata la tua formazione?
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o
Quali sono secondo te oggi gli aspetti più moderni nella prestazione di un portiere?
<>.
o
Suddividi le tue singole sedute settimanali in percentuale di lavoro sugli aspetti che compongono la prestazione (tecnici, tattici, condizionali, psicologici).
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o
Come si sviluppa a grandi linee il tuo programma settimanale?
In linea di massima la mia settimana di lavoro si sviluppa così:
Martedì
Lavoro atletico, quasi sempre abbinato alla tecnica classica, quindi esercizi di presa e tecnica con il pallone.
Giovedì
Quasi totalmente lavoro tecnico con qualche esercitazione di velocità all’inizio.
Palle alte, uscite, conclusioni, situazioni di gioco; principalmente lavoro in porta perché ritengo sia importante abituarsi ai riferimenti, alla linee ed alla porta di gara.
Venerdì
E’ un allenamento molto più tattico, molto più legato alla squadra; dopo una messa in moto esaminiamo alcuni aspetti tattici, ancora un po’ di tecnica e qualche rilancio o gestione del retropassaggio.
o Quali parametri segui nell’organizzazione del lavoro?
<>.
o Fai molto lavoro muscolare? In quali giorni?
<>.
o
Che livelli di fatica (da 1 a 5) vuoi raggiungere durante le singole sedute?
<>
o
Quanto spazio dai alle sensazioni , alle richieste ed alle abitudini del portiere nell’impostazione del lavoro?
<>
o
Quanto reputi sia importante lavorare con il resto della squadra (allenamenti situazionali)?
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○ Nel tuo lavoro verso il portiere miri al miglioramento dei suoi lati deboli o a sfruttare al massimo le sue qualità?
<>
LA MIA SETTIMANA IDEALE
Confrontando le risposte dei 4 allenatori, ho stilato una settimana “tipo”, facendo riferimento anche alla mia esperienza sul campo e a quelle che, secondo me, sono le esigenze di un portiere.
Esaminando le percentuali di allenamento dei vari aspetti della prestazione, posso dire che durante la settimana c’è un sostanziale equilibrio nella suddivisione del lavoro con una prevalenza dell’aspetto tecnico–tattico. L’aspetto condizionale raggiunge i suoi livelli più alti nelle prime due sedute settimanali, mentre quello psicologico è quello che ha dato i risultati più contrastanti.
Sono d’accordo con quanti programmano la propria settimana partendo dalle sensazioni e dallo stato psico-fisico dei portieri a disposizione, imporre un programma a priori sarebbe controproducente.
E’ anche questo uno dei motivi per cui gli allenatori preferiscono programmi a breve termine che prendano in considerazione la settimana o al massimo un mese. Ci sono infatti molte componenti che contribuiscono a far si che, un programma a lungo termine, sia difficilmente organizzabile e sostenibile perché condizionato da troppi fattori, come l’andamento del campionato, il livello di fatica, fisica e mentale, del portiere a disposizione, le esigenze della squadra, le condizioni ambientali, ecc.
Cercherei il più possibile di coinvolgere l’allenatore, spiegando i contenuti delle sedute e chiedendo il tempo necessario per l’allenamento specifico e la sua disponibilità ad effettuare delle esercitazioni con il resto della squadra, che possano essere utili al portiere.
In tutte e 4 le interviste si evince l’importanza che ha il portiere all’interno della squadra, con la sua partecipazione attiva in tutte le fasi della gara. Il portiere moderno non si dedica più alla sola difesa della porta ma deve avere una notevole capacità nella lettura delle varie situazioni tattiche, offensive e difensive. Fabrizio Rua collega questo aspetto a quello mentale; il gioco richiede più personalità e concentrazione da parte del portiere in tutte le situazioni di gara. Claudio Filippi ritiene che il portiere debba trovar piacere, senza prendersi rischi inutili, di andare alla ricerca della palla, ricoprendo uno spazio d’azione più ampio.
In effetti ritengo che un portiere moderno sia parte integrante dei progetti tattici della squadra e possa risultare determinante, se coinvolto, nella gestione della fase difensiva (organizzazione della difesa sulle palle inattive), e quella offensiva (far ripartire dalle sue mani o dai suoi piedi, in modo preciso ed immediato, un eventuale azione di attacco). Soprattutto in ambito dilettantistico questo non accade, come evidenziato da Rua, molti allenatori non danno la giusta importanza al ruolo del portiere e non lo coinvolgono nelle situazioni tattiche della squadra.
Nell’organizzare il lavoro farei riferimento alla partita che si andrà ad affrontare più che a quella precedente, seppur facendo una breve analisi su quella passata, al fine di cercare un confronto costruttivo ed analizzare gli errori commessi. Per quanto riguarda questo aspetto c’è stato un certo equilibrio nelle risposte. C’è un importante confronto ad inizio settimana tra i portieri ed i loro preparatori sulla partita disputata, considerato anche un importante aspetto mentale che, come sostiene Rua, può essere fondamentale nell’impostazione del lavoro settimanale. Tutti, in linea di massima, cercano di esaminare le situazioni che hanno portato a degli errori e, chi ne ha le conoscenze, cerca di analizzare le caratteristiche della squadra che si andrà ad affrontare.
Chi ne ha la possibilità riguarda la partita filmata per capire quali siano le situazioni che hanno portato ad errori o che hanno messo in difficoltà il portiere.
Sono queste principalmente le linee guida nell’organizzazione del lavoro tecnico–tattico, che guarda molto all’obbiettivo principale ovvero la gara, quella passata per esaminare gli errori e quella da affrontare nel preparare le situazioni più particolari. In tal senso ho trovato interessante la suddivisione proposta da Tabbia che, all’interno della sua settimana di allenamento, ha individuato tre tipologie di esercitazioni da proporre: quelle di tipo fondamentale o generale, che ritiene di dover fare sempre (ad esempio esercizi per la presa, uscite alte o tuffi), quelle di tipo speciale, che propone in base alla esigenze (esercitazioni particolari mirate al miglioramento di un aspetto tecnico-tattico) e quelle di gara, in base a particolari caratteristiche della squadra avversaria (ad esempio prevalenza dei cross). Sono d’accordo nel posticipare il lavoro di forza degli arti inferiori di un giorno rispetto alla gara, dando spazio ad un lavoro di muscolazione della parte superiore, che ritengo comunque importante, concentrando il lavoro muscolare nelle prime due sedute settimanali. Questo non è evidentemente possibile nelle categorie più basse dove il numero delle sedute è limitato. Riguardo a questo argomento è emersa l’importanza di stabilire il grado di recupero del portiere, la sua vita, il suo livello di fatica fisica e mentale; Gianluca Spinelli lascia un giorno in più di riposo ai propri portieri dopo aver osservato che al martedì, molti di loro, non avevano ancora recuperato in occasione di partite impegnative o di lunghe trasferte e concentra il lavoro più faticoso sugli arti superiori ed il tronco. Tabbia, dal canto suo, sostiene che il giorno giusto per proporre il lavoro atletico più pesante sia il martedì, considerando il fatto che durante la domenica il portiere non solleciti così tanto l’aspetto condizionale.
Inoltre è stato interessante vedere come in ambito professionistico, Filippi, e in particolare Spinelli, facciano eseguire un importante lavoro preventivo e di riscaldamento per l’articolazione scapolo-omerale attraverso un attento lavoro di propiocettiva o con gli elastici.
Trovo sia corretto dosare il lavoro tra arti superiori e tronco ed arti inferiori, concentrandosi su un tipo di lavoro esplosivo, ad alta intensità, sviluppando un grado di fatica che permetta lo smaltimento del carico il giorno successivo, e che consenta al portiere di non presentarsi troppo affaticato nelle successive sedute settimanali.
Riguardo al discorso legato alla fatica, ho notato che, rispetto ad una volta, in cui il portiere veniva spesso sottoposto ad allenamenti molto pesanti ad inizio settimana, si cerchi sempre e comunque di mantenere un livello di fatica accettabile, anche laddove il lavoro preveda un carico particolare.
Da questo posso dedurre che, la maggior parte dei preparatori dei portieri, mira alla qualità delle esecuzioni negli esercizi ed alla massima intensità, presupposto fondamentale per le tipologie di intervento del portiere, specialmente nei giorni più vicini alla gara. Questo a dimostrazione di un importante cambio di mentalità nell’allenamento che meglio si adatta alle reali esigenze della prestazione.
Per quanto riguarda il lavoro muscolare, ritengo sia l’aspetto più delicato in assoluto e dove ci siano le difficoltà maggiori, soprattutto in ambito dilettantistico.
Credo che, se non si posseggano le competenze per poter strutturare un corretto lavoro atletico, sia consigliabile affiancare, al lavoro del preparatore dei portieri, il supporto di un preparatore atletico, che collabori nello stabilire ciò che possa essere produttivo atleticamente; soprattutto nel caso del portiere, dove il lavoro deve essere mirato al miglioramento di alcune capacità specifiche e la sua qualità risulti determinante al conseguimento dei risultati.
Non sono ancora riuscito a stabilire se sia produttivo abbinare alcuni lavori di forza e di reattività muscolare ai gesti tecnici, in quanto, alcuni preparatori hanno considerato il fatto che, l’abbinamento dei due aspetti, possa far perdere entrambi di qualità ed efficacia. Claudio Filippi preferisce isolare il lavoro atletico da quello tecnico, sostenendo inoltre che, durante un importante lavoro tecnico (come compiere 60 uscite alte), si faccia già un elevato e mirato lavoro di forza. Altri preparatori preferiscono abbinare il gesto tecnico, chi per proporre un lavoro atletico meno noioso, chi per far sentire di più al portiere la sensazione della trasformazione immediata. Provandolo in prima persona durante i miei allenamenti non posso dire di aver riscontrato effetti negativi; ritengo sia un lavoro importante per coloro che hanno poco tempo a disposizione e vogliono concentrare alcuni aspetti, cercando di proporre un lavoro più piacevole, ed utile nelle esercitazioni pliometriche più che in quelle in cui si vuole sviluppare un lavoro mirato di forza.
In tutti gli esercizi che curano gli aspetti tecnici, tattici ed atletici credo sia di estrema importanza curare la velocità di reazione e la velocità di anticipazione, abituando il portiere ad agire con estrema prontezza, e cercando di ridurre al minimo il tempo tra le ricezioni dei segnali ed il conseguente gesto atletico. Questo credo possa essere sviluppato ricercando la massima intensità in tutte le esercitazioni, aggiungendo perciò esercizi di psicocinetica e reattività neuromuscolare. In questo sono tutti d’accordo, ritenendo l’aspetto fondamentale nell’allenamento del portiere l’intensità.
Considero l’aspetto più moderno quello psicologico, specialmente dopo aver notato la specializzazione che c’è oggi nell’allenamento tecnico, tattico ed atletico.
E’ evidente che ciò dipenderà molto dal portiere a propria disposizione, ma credo che nel calcio moderno, un portiere preparato anche dal punto di vista mentale, possa ottimizzare le sue altre capacità ed ottenere i massimi risultati in partita. Questo esige un gruppo di lavoro, giocatori compresi, che sappia quali sono le difficoltà e le esigenze del portiere, venendo a conoscenza del suo stato mentale al fine di creare le condizioni ottimali al medesimo. Mi rendo conto che possa sembrare un utopia ma, considerando la delicatezza che ricopre lo stato d’animo di un portiere, non si può trascurare questo aspetto.
Fabrizio Rua collega l’aspetto mentale a quello tattico; un portiere, oggi, deve mantenere molto più alta la sua attenzione ed avere una buona personalità per imporsi nel gioco anche offensivo; il suo allenamento si basa nel trovare un importante dialogo con il portiere ma riconosce, come Tabbia e Spinelli, che un preparatore dei portieri oggi non possieda le competenze per proporre un allenamento speciale di tipo psicologico e che occorre lavorare in questo senso. Flippi ritiene invece che tutto l’allenamento debba essere psicologico, richiedendo attenzione e partecipazione attiva all’apprendimento, al fine di ottenere la massima intensità, anche nelle esercitazioni più banali.
Per quanto riguarda l’aspetto più moderno, tre allenatori hanno risposto quello tattico, di cui uno, come ho detto abbinato all’aspetto mentale, mentre uno ha individuato nell’utilizzo dei piedi ciò che più di tutto ha modificato le metodologie di allenamento.
Dovendo suddividere in percentuali di lavoro la mia settimana proporrei:
tecnico tattico condizionale psicologico
Mar 30% 10% 40% 20%
Mer 30% 20% 40% 10%
Gio 40% 35% 10% 15%
Ven 40% 30% 20% 10%
Sab 20% 25% 5% 50%
Le percentuali relative al lavoro psicologico riguardano una effettiva tipologia di allenamento mentale; ritengo sia più corretto, come ha sottolineato Filippi, dire che, tutto l’allenamento, per essere fatto ad alta intensità, debba essere considerato psicologico, perciò direi 100% tutta la settimana, per abituarsi a disputare la partita al massimo della concentrazione e dell’attenzione.
Sono d’accordo nel dire che, per quanto riguarda un tipo di allenamento mentale vero e proprio, un preparatore dei portieri difficilmente possa avere le competenze per attuarlo; credo sia necessario però sviluppare tale aspetto, poichè l’unico per cui non venga previsto un lavoro mirato.
Organizzerei così la mia settimana (immaginandola in 5 sedute):
Martedì
Riscaldamento tecnico, mani e piedi.
Esercizi di muscolazione per arti superiori e tronco (se si ha a disposizione anche in palestra).
Esercitazioni tecniche di destrezza ed agilità (in porta).
Mercoledì
Riscaldamento in preparazione ad un lavoro di forza.
Esercitazioni per la forza esplosiva (anche a carico naturale).
Dividendo il lavoro tra una parte prettamente atletica senza
palla ad una tecnica ma con obiettivi di tipo atletico (esercizi
sulle palle alte o sui tuffi mirando allo sviluppo delle
capacità di stacco).
Giovedì
Riscaldamento tecnico con i piedi.
Esercitazioni sulla gestione del retropassaggio e sui rilanci.
Tattica con la squadra.
Partita.
Venerdì
Riscaldamento libero.
Lavoro condizionale dedicato alla velocità ed alla reattività
neuromuscolare.
Tecnica per le uscite alte e piazzamento su tiri in porta. Esercitazioni
con la squadra per esercitarsi nei tiri in porta e uscite alte.
Sabato
Breve riscaldamento.
Poche esercitazioni tecniche e brevi proposte di reattività ad alte
intensità.
Palle inattive con il resto della squadra.
A mio avviso, il giorno prima della gara risulta essere il più delicato e quello in cui, più di tutti, bisogna essere vicino alle esigenze del portiere che dovrebbe giocare.
La collaborazione con l’intero gruppo presuppone un lavoro mirato al miglioramento delle varie situazioni che si creano in partita, perciò ritengo che sia utile insistere con quella tipologia di allenamento di tipo “situazionale” che permetta al portiere di avvicinarsi più possibile a ciò che gli accadrà in partita. Come viene evidenziato dalle interviste effettuate, il lavoro eseguito dal portiere, non avrebbero senso se non si concludesse con una trasposizione degli esercizi proposti in un contesto che rispecchi situazioni reali legate alla gara. Sergio Tabbia e Gianluca Spinelli sono concordi nell’esigenza del portiere di effettuare alcuni allenamenti o esercitazioni con il resto della squadra al fine di ricreare una più verosimile situazione di gara, questo presuppone una collaborazione con l’allenatore della squadra che nel caso di Sergio, permette ai portieri di poter, ad esempio, allenarsi sulle palle alte, grazie ai cross effettuati da alcuni compagni. Claudio Filippi propone esercitazioni di tipo situazionale senza necessariamente coinvolgere il resto o parte della squadra, cercando di riprodurre lui stesso le caratteristiche imprevedibili di una gara attraverso esercizi mirati; è d’accordo, come Fabrizio Rua, all’utilità del lavoro con la squadra più per un fatto di vita sociale all’interno del gruppo e per il lavoro tecnico – tattico.
L’ultimo aspetto che ho sottolineato nelle interviste e che sembra avere risposte contrastanti riguarda la possibilità di concentrare il proprio lavoro sul miglioramento delle carenze dei portieri piuttosto che sull’ottimizzazione delle sue qualità.
Rua sostiene che sia meglio lavorare per migliorare i propri lati deboli al fine di evitare errori commessi e che questo possa essere anche un desiderio del portiere stesso, mentre Tabbia tendenzialmente lavora per sfruttare al meglio le sue qualità.
Sono tutti però concordi sul fatto che, dovessero riscontrarsi aspetti gravanti sulla prestazione, vadano esaminati e migliorati in allenamento.
Interessante il metodo utilizzato da Gianluca Spinelli, che riprendendo anche le esercitazioni, oltre che le partite, concentra il proprio lavoro sugli aspetti carenti che individua insieme ai suoi portieri; anche se mi rendo conto che possa essere un lavoro attuabile più facilmente in ambito professionistico.
Filippi lo considera un eterno problema e si affida al buon senso per capire quale possa essere il giusto equilibrio; ogni pallone, in ogni allenamento, deve essere quello necessario per fornire una correzione utile, considerando il fatto che per correggere un difetto sia necessario molto più tempo rispetto a quello speso per perfezionare una qualità.
Credo che la risposta giusta stia nell’equilibrio dei due aspetti e penso che il portiere stesso ne debba essere consapevole; ogni giorno ritengo che l’allenamento possa servire a migliorarsi o ad aggiungere qualcosa di importante alle conoscenze già acquisite.
►Differenze tra professionismo e dilettantismo
Dalle interviste sono venute alla luce quelle che sono le principali differenze tra professionisti e dilettanti e le problematiche che ne distinguono il lavoro.
Nelle squadre dilettantistiche infatti tutto ciò che si vuole proporre deve far fronte a più problemi a cui spesso è difficile trovar rimedio.
Gli allenamenti si svolgono dopo una giornata di lavoro e la motivazione dovrebbe essere incentivata con allenamenti diversificati che permettano di mantenere alto il livello attentivo. L’allenatore deve capire la disponibilità al lavoro del portiere ed essere pronto a modificare la seduta pianificata ogniqualvolta si manifestino dei cali evidenti di concentrazione.
Quando gli allenamenti vengono svolti di sera nel periodo invernale, le basse temperature rendono la superficie di gioco e la zona di lavoro specifico più dure; tutto ciò potrebbe favorire l’insorgenza di eventi traumatici.
Il tempo a disposizione è sicuramente inferiore a quello dei professionisti.
La maggior parte delle società non dispone di un’adeguata palestra di muscolazione, pertanto i lavori condizionali dovranno essere eseguiti a carico naturale o con piccoli bilancieri e manubri. Inoltre, per il portiere è fondamentale allenarsi nelle stesse situazioni ambientali della gara: ad esempio allenare le palle alte con le luci artificiali non è secondo me molto proficuo a livello dilettantistico.
Queste sono solo alcune delle problematiche dei campionati minori; non per questo però il lavoro dei preparatori è scarso ed improduttivo. Si cercherà sicuramente di concentrare il lavoro nelle poche sedute; ciò consentirà comunque al portiere di toccare in modo sufficiente tutti gli aspetti che caratterizzano la prestazione e di essere pronto a disputarla .
L’aspetto che probabilmente ne risentirà maggiormente sarà quello atletico; coloro che hanno poco tempo a disposizione non dedicano grande spazio ai lavori di preparazione ed inoltre anche chi esegue un lavoro atletico lo fa senza l’ausilio di una palestra attrezzata.
Questo in ambito dilettantistico non sembra essere un problema; molti allenatori sono concordi nel dire che sia molto più importante insistere sul lavoro tecnico e che i lavori di forza possano svilupparasi nei gesti tecnici principali.
Sono queste le differenze più significative oltre quelle chiaramente legate all’importanza dei campionati, agli aspetti economici, alle qualità degli atleti a disposizione ed alle motivazioni che guidano gli stessi.
Spesso si crea una importante collaborazione tra i tecnici professionisti ed i preparatori delle squadre dilettanti, i quali prendono spunto dalle loro metodologie di allenamento per riproporle ai loro portieri.
E’ evidente che un allenatore professionista avrà a disposizione più tempo, materiali all’avanguardia, campi di allenamento migliori, probabilmente una palestra e molto altro; ma nonostante questo credo che, essendo gli obiettivi i medesimi, si possa cercare di ottenerli con le dovute proporzioni nel miglior modo possibile.
CONCLUSIONI
Consultando i testi e confrontando le risposte degli allenatori intervistati ho potuto constatare con piacere l’evoluzione dell’allenamento che finalmente si sta adeguando alle ultime generazioni di portieri . Alcuni studi hanno esaminato a fondo le esigenze del ruolo e apportato significative modifiche ai metodi più antichi, permettendo ai preparatori dei portieri di stilare programmi sempre più dettagliati e vicini alle reali esigenze di preparazione del numero uno.
Credo possa essere la passione verso il ruolo a permettere ai preparatori ed ai propri portieri di perfezionare il lavoro settimanale. Un grande allenatore non potrà mai essere tale se non guidato da una forte passione, voglia di migliorarsi di giorno in giorno, confrontandosi ed imparando dalle proprie esperienze.
Ritengo che nel calcio, come nella vita, debbano essere proprio queste le motivazioni giuste per cercare di ottenere i massimi risultati auspicabili.
Ringraziamenti
Vorrei ringraziare la persone che mi sono state vicino durante la stesura di questo lavoro; chi attraverso una semplice chiacchierata , chi con l’affetto e il sostegno e chi direttamente vicino al lavoro pratico.
Ringrazio Luca Trucchi che, nonostante i suoi numerosi impegni, non mi ha fatto mancare i suoi consigli e Vito Cucco, che mi ha trasmesso la sua passione e mi ha dato le motivazioni per sviluppare un’ idea.
Ringrazio i preparatori coinvolti che con le loro risposte e la loro disponibilità mi hanno dato importanti spunti su i quali poter sviluppare il lavoro: Gianluca Spinelli, Claudio Filippi, Sergio Tabbia e Fabrizio Rua.
Un abbraccio alla mia numerosa famiglia che mi sostiene con amore in tutto ciò che faccio. Infine un grazie speciale a Claudia che mi ha aiutato, con la sua infinita dolcezza, nella stesura di questo lavoro e soprattutto ha avuto l’amore e la pazienza di starmi accanto nei momenti più difficili.
BIBLIOGRAFIA