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Tesi di laurea: Il portiere di calcio moderno, la costruzione del ciclo settimanale di allenamento (2^ parte)

LE INTERVISTE

►Introduzione alle interviste

La parte dedicata alle interviste è stata molto interessante e costruttiva.
Ho ritenuto opportuno farle dopo essermi a lungo confrontato con tecnici e compagni durante la stesura del lavoro, capendo quanto sia importante l’esperienza diretta sul campo oltre ad una approfondita teoria. Proprio dai dati raccolti ho potuto sviluppare un attenta analisi su quelli che sono i principali aspetti del lavoro settimanale in diversi campi di calcio .
Volutamente ho ricercato informazioni riguardanti 4 diversi campionati per capire le varie problematiche che vengono affrontate dai preparatori. Le loro risposte hanno evidenziato una grande passione al fine di ottenere tutti lo stesso risultato ovvero preparare nel miglior modo possibile i portieri a propria disposizione .

CLAUDIO FILIPPI
Classe 1965 , PREPARATORE DEI PORTIERI DEL a.c. SIENA

Dove hai giocato, da quanto alleni, qual è stata la tua formazione?
<< Come calciatore ho fatto tutto il Settore Giovanile in squadre dilettantistiche di ottima tradizione. Ho poi disputato 2 campionati dell’allora promozione (attuale Eccellenza) e poi 12 campionati nel CND.
Mi sono diplomato all’Isef di Roma nel 1989 ed ho partecipato come relatore a numerosi convegni e stage in tutta Italia. Nel 1995 ho pubblicato un testo intitolato “Prestazioni tecnico – tattiche dei più grandi portieri del mondo – scout della partita” e nel 2006 “L’attacco alla palla” con un DVD di esercitazioni. Ho lavorato come ricercatore scientifico sportivo elaborando nuove teorie sul portiere, e sono stato assistente volontario alla Cattedra di Biomeccanica all’Isef di Roma. Offro consulenze tecniche al settore Giovanile Scolastico della F.I.G.C. e ad altre Associazioni di Categoria italiane e straniere. Collaboro con la rivista “Il nuovo calcio”, per la quale inoltre ho scritto numerosi articolari riguardanti il portiere. Nel 1992 ho conseguito la qualifica di istruttore di calcio, nel 1994 a Coverciano, quella di preparatore atletico e nel 1997 quella di allenatore di 3^ categoria ed allenatore di base U.E.F.A.
Oltre all’esperienza nei campionati giovanili, ho allenato i portieri delle prime squadre dal 1992 nel Ladispoli, che militava nel campionato CND. Dopo 5 anni sono approdato in serie B nella Fidelis Andria, poi 4 anni al Chiedo Verona, uno in serie B e tre in A, un anno alla Roma ed attualmente al Siena>>.

Quali sono secondo te oggi gli aspetti più moderni nella prestazione di un portiere?
<<Per quanto mi riguarda penso che l’atteggiamento al gioco con maggiore propositività rappresenti la caratteristica che dovrebbe avere un portiere moderno. Non significa prendere rischi inutili, ma porsi in atteggiamento attivo, cercando e volendo intercettare il pallone in ogni momento della partita>>.

Suddividi le tue singole sedute settimanali in percentuale di lavoro sugli aspetti che compongono la prestazione ( tecnici , tattici , condizionali , psicologici).

Fisico
Tecnico
Tattico
Psicologico
Martedì
70 %
25%
5%
Basso
Mercoledì mattina
Alto
70%
30%
Alto
Mercoledì pomeriggio
Medio
30%
70%
Medio
Giovedì
Basso
100%
Medio
Venerdì
Medio
60%
40%
Alto
Sabato
Basso
90%
10%
Alto

<<Lavoro Psicologico: Tutto l’allenamento in campo (tecnico-tattico) è psicologico o come lo hai definito “mentale”, perché è condizione necessaria, a mio avviso, creare nell’allenamento intensità, sia nell’acquisizione e nel miglioramento di gesti tecnici che in situazioni di tipo tecnico-tattico. Mi spiego meglio, se devo insegnare un gesto tecnico nuovo (anche a portieri esperti si può e si deve) ho la necessità, con comportamenti diversi da atleta ad atleta, di richiedere attenzione e partecipazione attiva all’apprendimento (questa è intensità). Anche nelle esercitazioni più banali richiedo attenzione e partecipazione. Spesso si incorre nell’errore di pensare l’intensità in ambito fisico, facendo eseguire più parate consecutive>>.

Come si sviluppa a grandi linee il tuo programma settimanale?

Martedì
L’allenamento presenta un riscaldamento generale, seguito dal lavoro di forza arti inferiori ed un lavoro tecnico su di un argomento specifico (es.: respinte di pugno, piuttosto che attacco alla palla)
Mercoledì mattina
L’allenamento è molto dispendioso sotto il profilo fisico ma non faccio eseguire nessuna esercitazione con obiettivo fisico. Gli obiettivi sono di tipo tecnico-tattico eseguiti ad alta intensità
Mercoledì pomeriggio
I portieri lavorano prevalentemente con la squadra nelle esercitazioni tecnico-tattiche e solo chi non è impegnato lavora tecnicamente con me per argomenti specifici riferiti a lacune dei singoli portieri.
Giovedì
E’ il giorno in cui si disputa una partita amichevole con formazioni dilettanti. Se le squadre sono di 1^-2^-3^ cat. il portiere che non giocherà la domenica gioca con la squadra allenatrice.
Venerdì
Svolgiamo un lavoro sulle uscite alte e a seguire con la squadra calci piazzati, partita campo ridotto e tiri in porta. Quindi lavoro fisico importante.
Sabato
Il sabato come il venerdì 15-20’ in totale con esercizi di destrezza, presa, capacità di reazione e quindi partita campo ridotto.

Quali parametri segui nell’organizzazione del lavoro?
<<Durata: anche 2h e oltre il martedì, poi da 1h 15’ a 1h 45’. Curo molto l’aspetto dell’intensità come ho spiegato prima . Insieme rivediamo la partita disputata e cerchiamo di individuare le situazioni negative e positive discutendone . Se c’è un errore lo prendiamo in considerazione in settimana.
Per quanto riguarda la partita successiva, se presenta situazioni tattiche particolari (con il Milan avevamo previsto molti cross dalle fasce con una prevalenza perciò delle palle alte), cerchiamo di lavorare curando di più quell’aspetto>>.

Fai molto lavoro muscolare?in quali giorni?
<<Oltre a quanto detto in precedenza, i portieri svolgono 1 volta a settimana con Max Canzi (preparatore atletico) la core stability e un’altra volta da soli fanno addominali in forma classica. 2 volte a settimana fanno lavori di muscolazione per gli arti superiori e di mobilizzazione per il cingolo scapolo omerale>>.

Che livelli di fatica (da 1 a 5) vuoi raggiungere durante le singole sedute?
<<La fatica è un fatto molto soggettivo. Esiste inoltre quella fisica e quella mentale. La più pericolosa è quella mentale che si ha spesso quando si giocano 3 partite a settimana. Ricordati che allenare è un’arte, quindi non si può pensare di raggiungere un programmato livello di fatica, bisogna piuttosto nell’ambito dei criteri di durata ed intensità (per come la intendo io) fare in modo che l’atleta esprima tutte le sue qualità psico-fisiche>>.

Quanto spazio dai alle sensazioni , alle richieste ed alle abitudini del portiere nell’impostazione del lavoro?
<<Alle sensazioni, come lasciavo intendere prima, sono particolarmente attento. Sono attento alle abitudini nella prima fase della stagione , ma se quelle abitudini contrastano con il mio modo di pensare cerco di capire e di modificare per quanto possibile. Gli atleti-portieri hanno il piacere di conoscere, di confrontarsi di sperimentare>>.
Quanto reputi sia importante lavorare con il resto della squadra (allenamenti situazionali)?
<<Non direi allenamenti situazionali perché quelli li facciamo anche nell’ambito del lavoro specifico. Con la squadra faccio il possibile affinché i portieri possano partecipare alla vita sociale e al lavoro tecnico-tattico purchè siano impegnati e non debbano solo far partire l’azione d’attacco. (poi può comunque succedere)
Spesso proponiamo in allenamento delle partitine a tema in cui il portiere, e la squadra, si possano allenare alle situazioni di palle inattive (punizioni, calci d’angolo)>>.

Nel tuo lavoro verso il portiere miri al miglioramento dei suoi lati deboli o a sfruttare al massimo le sue qualità?
<<Eterno problema. Entrambi gli argomenti. Importante intanto è il riconoscimento degli errori e conseguenzialmente conoscere o talvolta ideare la didattica di insegnamento per correggerli. Poi ci sono le priorità degli errori, l’età del portiere, la nazione da cui proviene con la conseguente cultura ed impostazione tecnica relativa……insomma le problematiche sono tante ed il buon senso deve, dico deve essere al primo posto nella scala dei valori. Certo è che per correggere dei difetti di tipo tecnico c’è bisogno di tempo, di disponibilità. Per quanto mi riguarda il mercoledì pomeriggio cerco di lavorare sul colmare le lacune ma ogni pallone in ogni allenamento deve essere quello necessario per fornire una correzione utile e soprattutto spendibile>>.

GIANLUCA SPINELLI
Classe 1966, PREPARATORE DEI PORTIERI DEL GENOA c.f.c. (serie B)

Dove hai giocato , da quanto alleni ,qual è stata la tua formazione?

<<Ho iniziato nei dilettanti nella Sangiulianese, la squadra del paese in cui sono cresciuto che militava in 1^ categoria e dove ho esordito a 17 anni. In seguito promozione(Offanenghese) e interregionale a 19 anni nella Virtus Binasco; dopo qualche anno di interregionale (ex serie D) nella Pro Lissone sono finito a Saronno ed ho svoltato nel senso che siamo passati tra i professionisti in C2 e subito dopo in C1 vincendo i playoff. Sei anni trascorsi in C1 tra Saronno e Como poi il passaggio dalla C1 a B ed A dove ho smesso..sono insomma arrivato tardi tra i prof. e questo mi ha permesso di lavorare e studiare. Ho fatto l’Isef a Milano e nel frattempo facevo come tutti gli allievi cioè mi dividevo tra allenamenti miei calcistici, settori giovanili (ho contribuito alla nascita della scuola calcio a Binasco con Stefano Vogogna che adesso fa il comico nei Turbolenti) e centri educativi (esperienza formativa fondamentale). A livello professionistico ho iniziato la mia carriera di allenatore della prima squadra quando con il Como siamo andati in serie A (allenatore Dominissini) quindi 2 anni a Como e 3 a Genova con i rossoblu>>.

o Quali sono secondo te oggi gli aspetti più moderni nella prestazione di un portiere?

<<Il portiere è diventato un protagonista attivo sempre nelle diverse fasi. Mi piace quello che fanno in Olanda (e non solo), quando parlano di tattica non dicono 4-4-2 ma 1-4-4-2. Al portiere moderno è sempre ovviamente richiesto di parare i tiri diretti verso la porta, che sono sempre più effettuati con traiettorie ostiche e veloci ma soprattutto, a differenza dei suoi predecessori, deve avere una notevole capacità nella lettura delle varie situazioni tattiche sia difensive che offensive. Il portiere oltre che difendere la porta deve dominare lo spazio (concetto di attacco) alle spalle della difesa ed essere pronto a far ripartire l’azione offensiva. I moderni sistemi di gioco prevedono che il portiere in fase di possesso sia il primo attaccante e in quanto tale gli vengono assegnati dei compiti tattici ben definiti>>.

Suddividi le tue singole sedute settimanali in percentuale di lavoro sugli aspetti che compongono la prestazione (tecnici, tattici, condizionali , psicologici).

<<Purtroppo di allenamento psicologico in senso stretto (esercizi strutturati con questo obiettivo) non ne faccio…mi preparo per riuscire a farlo in futuro e ci proverò sicuramente. Per il resto non suddivido in percentuali costanti. Dipende da molti fattori ma in generale sono vicino a 30% preparazione fisica e 70% tecnico tattica (tecnica difensiva, offensiva, situazionale con squadra, ecc.)>>.

 

o Come si sviluppa a grandi linee il tuo programma settimanale?

<<Gli allenamenti sono 6 e prevedono (non sempre) una doppia seduta nella giornata di martedì (considerando che giochiamo il sabato). In media lavoro circa 50 minuti, ma allenando tre portieri, perciò quando 2 sono impegnati con la squadra, continuo il mio lavoro con il terzo. Svolgo una settimana tipo come quella che segue cercando di variare le proposte operative ma mantenendo gli obiettivi da perseguire.

Lunedì
Obiettivi: capacità condizionali, forza arti superiori e tronco. Esercizi di adattamento.
Martedì mattina
Obiettivi: forza arti inferiori e tronco in palestra; tecnica di difesa (a rotazione tutti gli aspetti legati al tuffo, alla capacità di orientamento; attacco alle palle basse, ecc.). Esercitazioni analitiche e situazionali
Martedì pomeriggio
Lavoro con la squadra, situazioni tattiche soprattutto di attacco alla difesa
Mercoledì
Obiettivi: tecnica di attacco. Uscite su palle alte e tecnica di attacco (trasmissione palla). Circuiti coordinativi ed esercitazioni propedeutiche+ gara con la squadra (60’)
Giovedì
Obiettivi: tecnica di difesa e aspetti poco toccati in settimana o esigenze specifiche dei singoli portieri. Esercitazioni varie con particolare attenzione alle palle in diagonale calciate da varie distanze/angolazioni da fermo e in movimento. Uscite su palle alte in situazioni reali con difesa e attacco schierati. 20/30’ gara con squadra.
Venerdì
Obiettivi: velocità e reattività. Dal punto di vista atletico, se ne abbiamo la possibilità, facciamo un lavoro di forza esplosiva (esercizi pliometrici a cui abbino anche il gesto tecnico o sedute di power-training). Scatti su distanze brevi esercitazioni tecniche di reattività con palle colorate, muro, ecc.

Ultimamente sto cercando di essere più incisivo nei lavori di prevenzione. Sono più attento ad esempio che prima di iniziare l’allenamento si scaldino con gli elastici (intra-extra rotazioni per l’articolazione scapolo omerale), e propongo un lavoro di tipo propiocettivo per gli arti superiori perché credo che sia molto utile per scongiurare eventi traumatici; sopratutto perchè a volte c’è da andare a terra presto e non voglio che si facciano male e comunque si preparano al lavoro specifico che segue a prescindere…>>.

 

o Quali parametri segui nell’organizzazione del lavoro?

<<In linea di massima cerco di sollecitare e allenare tutti gli aspetti fondamentali del ruolo. Cerco un equilibrio tra i vari aspetti (forza, lavoro specifico tecnico, situazioni di gara con me e con la squadra) cercando poi di lavorare sui lati deboli del mio portiere. Traggo spunto dalle partite giocate e da eventuali errori commessi. Non mi soffermo troppo sull’errore ma sopratutto mi interessa focalizzare l’attenzione sull’esigenza di migliorare determinate situazioni e non per forza che siano costate un gol. Parliamo della domenica successiva, sottolineando l’abilità e le caratteristiche dei giocatori contro cui giocheremo e talvolta strutturiamo allenamenti per prepararci in maniera adeguata (ad es. con il Napoli abbiamo lavorato tenendo presente la loro abilità sulle palle alte). Nella strutturazione degli allenamenti penso probabilmente di più comunque (e potrebbe essere un errore) alle partite giocate rispetto alle partite da giocare.
Una volta definiti gli obiettivi cerco di toccare durante la settimana gli argomenti che mi interessano cercando di fissare obiettivi principali (ad es. Napoli palle alte) e obiettivi secondari (presa, posizione, tuffo, uscite basse). Se nel microciclo l’obiettivo principale è relativo alla partita giocata o da giocare, nel mesociclo l’obiettivo si sposta più su aspetti che vanno migliorati per i quali ci vuole tempo in quanto lati deboli dei miei portieri>>.

o Fai molto lavoro muscolare?in quali giorni?

<<Si, penso che sia un aspetto fondamentale e dal quale non possiamo prescindere.L’aspetto della prevenzione è per me prioritario, un portiere forte e preparato fisicamente potrà essere sollecitato senza grandi rischi per la sua salute.
Penso sia giusto che il portiere abbia una buona base di forza per poi poter lavorare nello specifico durante le settimane con esercizi di forza esplosiva; credo che la cosa più importante per il portiere sia la velocità con cui sposta il carico, più della quantità del carico stesso.
I microcicli settimanali saranno ovviamente strutturati in modo da prevedere mensilmente un lavoro di costruzione, dove alternerò periodi di carico e di scarico, soprattutto in base allo stato psico-fisico dei portieri che alleno; per allenare la forza, infatti, ritengo che il portiere debba avere una condizione mentale ideale, psicologicamente pronto, partecipe e motivato a svolgere il lavoro proposto. Per quanto riguarda i giorni dipende dalle settimane ma giocando il sabato di solito funziona così: Lunedi: forza arti superiori + tronco in palestra. Martedì: forza arti inferiori + tronco Giov.: forza art.sup + Tr. Vener o sabato : forza ar.inf. . Spesso invertivo lunedi e martedì ma in seguito a diversi fattori (recupero incompleto rispetto alla domenica, eventuali viaggi ecc..) preferisco ultimamente iniziare con la forza per gli arti superiori curando in modo particolare l’aspetto preventivo come ho detto prima. Nei giorni vicino alla gara propongo un lavoro prettamente esplosivo (anche in palestra) e di reattività con poche toccate ad alta intensità, anche esercizi di pliometria abbinati al gesto tecnico; mentre nei primi giorni della settimana eseguo un lavoro di carico a “secco” effettuato in palestra>>.

 

o Che livelli di fatica (da 1 a 5) vuoi raggiungere durante le singole sedute?

<<Dipende dal periodo dell’anno, del mese, della settimana, dal calendario dal mio stato mentale e dal quello psico-fisico del portiere.
Quindi da 1 a 5 penso di essere vicino a 3/4 nella media, poi ovviamente il livello di fatica diminuisce in concomitanza dell’arrivo della gara settimanale. Mi piacerebbe lavorare valorizzando la qualità (esecuzione qualitativamente alta della proposta fatta) e l’intensità mentale (stato d’animo vicino a quello della prestazione della domenica)all’interno della seduta.
Il giorno in cui probabilmente i miei portieri sentono di più la fatica è ovviamente quello della doppia seduta, dove c’è un cumulo importante di lavoro e dove oltre al lavoro specifico sono chiamati a svolgere anche esercitazioni con il resto della squadra>>.

o Quanto spazio dai alle sensazioni , alle richieste ed alle abitudini del portiere nell’impostazione del lavoro?

<<Penso che la cosa più importante sia il dialogo. Ho sempre parlato molto con i portieri a mia disposizione, per capire le loro difficoltà e le loro esigenze. In particolar modo mi assicuro che il lavoro che ho proposto sia stato sufficiente e soddisfacente, assicurandomi che il singolo portiere non abbia bisogno di qualcosa in particolare, soprattutto se questo lo fa star bene a livello mentale, che alla fine è la cosa più importante.
Sinceramente non mi è mai capitato di trovarmi di fronte ad un portiere con particolari esigenze rispetto a quello che già facevamo durante l’allenamento; dovesse capitare cercherei in linea di massima di assecondare le sue necessità di lavoro e dovessi ritenerle sbagliate cercherei di avvicinarmi attraverso il dialogo ad un compromesso tra quello che reputo più giusto e quello che lo fa star bene.
Fondamentale in questo caso è dare un senso ai cambiamenti (spiegare i vantaggi) e non imporre in modo coercitivo>>.

o Quanto reputi sia importante lavorare con il resto della squadra (allenamenti situazionali)?

<<Tutto quello che facciamo non ha senso se non trasferito nelle situazioni reali..quindi relazione costante con squadra..
Tutte le progressioni didattiche, le esercitazioni proposte agli atleti hanno una funzione propedeutica e non avrebbero senso se non si concludessero con una trasposizione degli stessi in un contesto che rispecchi situazioni reali legate alla gara.
Non si può prescindere dalla squadra e dal suo lavoro.
Perciò ritengo sia fondamentale avere un buon dialogo con l’allenatore e capire quale possa essere l’atteggiamento tattico che il portiere deve assumere all’interno della squadra; stabilendo per esempio la posizione dei difensori sulle palle inattive o chiarendo eventuali punti di partecipazioni negli schemi tattici.
La proposta di esercitazioni situazionali specifiche effettuate con la squadra aiuta il portiere ad interpretare in modo intelligente le varie evoluzioni di ogni azione>>.

o Nel tuo lavoro verso il portiere miri al miglioramento dei suoi lati deboli o a sfruttare al massimo le sue qualità?

<<Ogni giorno il portiere (questo vale per ogni essere umano e non solo nello sport) viene agli allenamenti per fare un passo in avanti e questo significa che io gli chiedo di lavorare per valorizzare le sue qualità e migliorare i suoi lati deboli, non tutti i giorni questo riesce ma è l’unico senso che ha per me allenarsi. Dal punto di vista pratico analizziamo la sua prestazione con riflessi filmati delle sue partite e dei suoi allenamenti (spesso li filmo nelle loro esercitazioni) e strutturo degli ex. con gli obiettivi di cui sopra>> .

 

SERGIO TABBIA
classe 1961, PREPARATORE DEI PORTIERI DEL a.s.d. GIAVENO (serie D)

Dove hai giocato, da quanto alleni, qual è stata la tua formazione?
<<Ho giocato principalmente in Piemonte, in quella che una volta veniva chiamata quarta serie ed in promozione cambiando molte squadre, con una breve esperienza nel campionato di C2. Ho trascorso 2 anni nelle giovanili del Torino quando ancora veniva considerata una tra le migliori scuole di calcio d’Italia, dove ho avuto grandi allenatori che hanno fatto la storia della società. Una volta c’era un solo preparatore dei portieri a livello giovanile e si faceva un solo allenamento specifico tutti insieme. Al Toro è stato Jerry Sattolo ha darmi importanti basi e la corretta impostazione.
A 30 anni ho incominciato a fare il preparatore dei portieri delle giovanili del Torino partendo dagli esordienti fino ad arrivare alla Primavera.
All’età di 33 anni circa ho incominciato a giocare a calcetto ad alti livelli affiancando in un secondo momento la mia attività di preparatore dei portieri a quella di allenatore di squadre di calcetto che ancora oggi sono le mie due passioni.
Ho avuto un esperienza importante all’estero, in Libia dove ho fatto il preparatore dei portieri nella squadra dell’ Al Hittiad; un esperienza interessante sotto molti aspetti, da quello di vita a quello riguardante il mio lavoro, in un ambiente del tutto nuovo.
Da un po’ di anni alleno alcune squadre che militano nei campionati dilettantistici, prima in eccellenza e da quest’anno al Giaveno in serie D>>

Quali sono secondo te oggi gli aspetti più moderni nella prestazione di un portiere?
<<L’aspetto più moderno, senza ombra di dubbio, è quello legato alle trasformazioni del regolamento, ovvero l’obbligo di utilizzare i piedi in molte situazioni di gara. Sicuramente il gioco è cambiato, ma in linea di massima i gesti che deve compiere il portiere sono sempre gli stessi; quello dei “piedi” è quello che ha causato, più di tutto, il cambiamento di alcune metodologie di allenamento>>.

Suddividi le tue singole sedute settimanali in percentuale di lavoro sugli aspetti che compongono la prestazione (tecnici, tattici, condizionali , psicologici).
<<Purtroppo dal punto di vista psicologico non propongo grandi cose; credo che sia un aspetto molto importante che in futuro potrà fare la differenza nel lavoro proposto. Oggi non ho la preparazione per aiutare il portiere in questo senso, ma credo che lavorerò in questa direzione, anzi, penso che diventerà una necessità per chi vorrà fare questo lavoro a grandi livelli.
Per il resto suddivido così la mia settimana di lavoro:
40% tecnico, 30% condizionale, 20% tattico, 10% mentale>>Come si sviluppa a grandi linee il tuo programma settimanale?
<<Il Giaveno effettua 5 allenamenti settimanali e la durata del mio lavoro è di circa un’ora, un’ora e mezza tranne il sabato in cui ritengo sia più giusto fare un lavoro breve, intenso e prettamente di rifinitura.

Come d’accordo con la società, i miei allenamenti vengono effettuati nei seguenti giorni: martedì, mercoledì e il venerdì. Per quanto riguarda gli altri due giorni settimanali la società si avvale della collaborazione di un altro preparatore, Riccardo Dazzini, che agisce in linea con i miei programmi di allenamento e che propone un lavoro prettamente tecnico e di rapidità in porta. Penso che lui sia la dimostrazione di come un allenatore, pur non avendo mai ricoperto questo ruolo, possa essere molto preparato grazie alla sua passione ed al continuo lavoro di aggiornamento, attraverso ogni mezzo, per apprendere nuove metodologie di lavoro.

Preferisco fare il lavoro che cura l’aspetto condizionale il martedì, considerando il fatto che la domenica il portiere non farà un lavoro di questo tipo.

La mia settimana sarà così strutturata:

martedì
Forza arti inferiori (pliometria, circuiti a carico naturale, salite, ecc.)
Trasformazione tecnica; spesso abbino gli esercizi di tecnica a quelli di forza perché credo che sia un modo immediato di trasformazione del lavoro, in cui il portiere stesso può esercitare la forza nel modo che gli servirà di più, ovvero nel gesto tecnico che può essere lo stacco o il tuffo a terra.
Partitella
mercoledì
Forza arti inferiori ed arti superiori; in quantità minore rispetto al martedì per poter eseguire un lavoro di tecnica di elevazione.
Tecnica in elevazione (uscite alte con diverse esercitazioni e diverse traiettorie e zone di provenienza dei cross).
Partitella
giovedì
E’ il giorno in cui lavoro meno insieme al sabato lasciando un po’ più di recupero.
Riscaldamento e brevi esercitazioni tecniche in porta di rapidità.
Partita 60’
venerdì
Propongo lavori brevi ed intensi con grandi recuperi cercando soprattutto la qualità.
Esercitazioni neuromuscolari e psicocinetiche.
Aspetti tattici, proponendo alcuni esercizi di tipo situazionale, se è possibile con parte della squadra (partecipazione agli schemi offensivi e difensivi, tiri in porta con situazioni di attacco, ecc.)
partitella
sabato mattina
Come idea farei poco lavoro, mirato alla rifinitura, curando più aspetti tattici come il posizionamento sulle palle inattive con il resto della squadra.
Secondo me non sarebbe fondamentale lavorare il sabato mattina, dipende molto dal tipo di portiere che si va ad allenare.

Solitamente i ragazzi fanno un leggero riscaldamento, un breve accenno ai gesti tecnici e calcio tennis, per poi unirsi alla squadra per preparare le palle inattive>>.
Quali parametri segui nell’organizzazione del lavoro?
<<Mi piace iniziare la settimana parlando di quello che è successo nella gara appena disputata; la partita che verrà secondo me non deve essere così vincolante nella preparazione di un eventuale lavoro.
Di solito cerco di mantenere una certa continuità di lavoro rispetto a quello che ho deciso a grandi linee ad inizio anno; i miei obiettivi saranno di tipo generale o fondamentale, speciale e di gara, perciò durante le sedute andrò a toccare questi tre parametri; esercizi fondamentali, che ritengo sia giusto proporre sempre, speciali che cambierò in base alle esigenze ed agli aspetti particolari che voglio andare a sviluppare, e di gara che saranno quelli di tipo situazionale>>

Fai molto lavoro muscolare?in quali giorni?
<< Si abbastanza; come ho detto prediligo i primi due giorni della settimana andando a scendere con il carico man mano che si avvicina il giorno della gara, proponendo esercizi di velocità e reattività muscolare il venerdì.
Sono dell’idea che il portiere debba fare sempre di più lavori sul campo; non avendo la palestra propongo perciò molti lavori a carico naturale, con esercizi pliometrici talvolta abbinandoli al gesto tecnico; in alternativa faccio eseguire dai miei portieri degli sprint in salita su una distanza di circa 15 metri.
Per quanto riguarda il lavoro in palestra, sarebbe produttivo farlo a “secco” prima dell’inizio della preparazione con un lavoro mirato al potenziamento generale ed alla forza esplosiva, curato da persone competenti e preparate al lavoro atletico>>.

Che livelli di fatica (da 1 a 5) vuoi raggiungere durante le singole sedute?
<<Diciamo che siamo sul 3,5 il martedì dove propongo un allenamento un po’ più “pesante” che probabilmente il portiere smaltirà più lentamente, andando diminuendo il livello di fatica durante la settimana.
Poi dipende molto dallo stato del portiere e dal periodo di campionato o dalle partite che si devono disputare. Ci sono dei momenti che reputo più adatti ad un lavoro di carico ed altri giustamente che prevedono un lavoro più blando , diciamo di scarico>>.

Quanto spazio dai alle sensazioni , alle richieste ed alle abitudini del portiere nell’impostazione del lavoro?
<<Questo ritengo che sia una cosa molto importante; io ho una mia linea di condotta, ma ho sempre fatto molto riferimento ai portieri che ho avuto a disposizione, cercando di adeguarmi alle loro esigenze; devo essere attento e capace a capire se loro hanno bisogno di qualcosa in particolare, se sono in fatica, se sono in difficoltà per qualche motivo; ci sono portieri ad esempio che hanno bisogno di fare molto lavoro di forza, altri che devono lavorare di più sulla reattività, ecc.
Se un portiere dovesse propormi qualcosa che reputo sbagliato ne parlerei e cercherei di venirgli incontro senza sconvolgere quelle che sono le mie idee. Con l’esperienza ho capito che ognuno è fatto a modo suo ed ogni portiere ha caratteristiche diverse, perciò mi ritengo un preparatore “aperto” sotto questo punto di vista>>.

Quanto reputi sia importante lavorare con il resto della squadra (allenamenti situazionali)?<<Ho già praticamente risposto, ritengo sia una cosa estremamente importante perché il portiere deve capire tutte le situazioni tattiche, come si sviluppano, come un qualsiasi altro giocatore in campo; perciò, sia in possesso palla che non in possesso palla, dovrà sapersi muovere con tutta la squadra; la cosa più sbagliata sarebbe isolare il portiere dalla squadra.
Il portiere deve instaurare da subito un rapporto con i compagni di squadra, anche per imparare a conoscersi e far valere la propria personalità.
Per questo è importante la comunicazione con l’allenatore; quest’anno devo dire che il mister ha grande fiducia nel mio lavoro, mi lascia il tempo per lavorare che abbiamo concordato e mi coinvolge anche nel lavoro della squadra, qualora possa interessare al portiere. In passato non è sempre stato così e mi trovavo a dover interrompere un lavoro incominciato per le esigenze della squadra che spesso non rispettavano quelle dei miei portieri; questo a causa di allenatori che non davano il giusto risalto al lavoro del portiere>>.

○ Nel tuo lavoro verso il portiere miri al miglioramento dei suoi lati deboli o a sfruttare al massimo le sue qualità?

<<Tendenzialmente lavoro per rafforzare le sue qualità; imparando a conoscere il portiere a propria disposizione non vedo perché non dovrei cercare di sfruttare al massimo quelle che sono le sue caratteristiche positive. E’ chiaro che, qualora vedessi che un suo lato debole lo possa danneggiare nella prestazione, mirerei, giustamente, al miglioramento degli aspetti in cui è più in difficoltà.
Considerando il poco tempo che ho a disposizione darò comunque la precedenza al rafforzamento dei suoi lati forti ed osservando la sua prestazione alla correzione di alcune eventuali sue carenze>>.

FABRIZIO RUA
classe 1973, PREPARATORE DEI PORTIERI DEL U.S.D.GASSINO (promozione)

o Dove hai giocato, da quanto alleni, qual è stata la tua formazione?<<Ho giocato in squadre dilettantistiche nella provincia di Torino, San Mauro, Volpiano, San Giorgio, dalla prima categoria all’eccellenza. Alleno dal 1999, quando ho smesso di giocare, iniziando con le squadre giovanili; successivamente ho allenato le prime squadre della Nolese e della Pro settimo in eccellenza, seppur continuando il mio lavoro con i giovani; quest’anno alleno i portieri del Gassino che disputa il campionato di Promozione .
La mia formazione si basa sull’esperienza personale, che ho arricchito con la partecipazione a numerosi stage dedicati ai preparatori dei portieri, acquistando dvd e libri che potessero sempre tenermi aggiornato; inoltre ho seguito spesso gli allenamenti di Maiani, preparatore dei portieri Primavera della Juventus, e Tabbia, quando faceva il preparatore per il Torino, andando a vedere di persona come lavorano sul campo i professionisti. Ho ritenuto costruttivo anche il confronto tra colleghi dilettanti. Penso che comunque la cosa più importante sia l’esperienza personale, e che più di tutto il resto ti avvicini al ruolo di preparatore, e ti aiuti a capire in prima persona quali sono le esigenze del portiere. Ho iniziato ad allenare quando già erano state introdotte le modifiche relative al regolamento, perciò non ho avuto difficoltà nell’adattarmi alle nuove necessità di allenamento>>.Quali sono secondo te oggi gli aspetti più moderni nella prestazione di un portiere?
<<Esaminando la prestazione, credo che il portiere ormai faccia parte della squadra e dei progetti tattici, non limitandosi più a stare fermo in porta per ricevere i tiri; una volta c’erano 10 giocatori in campo più il portiere, oggi il portiere è il primo che una volta in possesso della palla fa partire l’azione offensiva, ed è il primo a gestire la fase difensiva, perciò è parte integrante e deve sapersi muovere con tutta la squadra.
Ritengo che l’aspetto tattico sia fondamentale tanto quanto quello mentale e che questi due aspetti siano collegati; un portiere deve trovare la giusta tranquillità ed attenzione all’interno di una partita in modo efficace e produttivo, essendo sempre presente e concentrato; credo che l’aspetto tattico dipenda molto da quello mentale. Il portiere svolge un ruolo attivo e dovrà essere molto più concentrato all’azione di tutta la squadra, anche offensiva, dovrà leggere in anticipo le situazioni, comandare e avere grande personalità>>.Suddividi le tue singole sedute settimanali in percentuale di lavoro sugli aspetti che compongono la prestazione (tecnici, tattici, condizionali, psicologici).
<<Effettuo tre allenamenti settimanali di circa 1 ora e mezza; spesso organizzo la seduta con i miei portieri un ora prima dell’allenamento della squadra, per poter lavorare con tranquillità ed avere più tempo a disposizione.
Il martedì è il giorno in cui curo di più l’aspetto atletico, mentre nelle altre sedute mi concentro sugli aspetti tecnico e tattici. Gli allenamenti solo atletici sono rari, in linea di massima utilizzo sempre esercitazioni con il pallone per far si che, nel poco tempo a disposizione, l’allenamento non sia troppo pesante (mentalmente e fisicamente) per i portieri. Sviluppo le capacità di velocità, forza e resistenza, singolarmente o abbinandole come ad esempio la resistenza alla velocità.
Lavoro su quattro cicli mensili che prevedono una settimana di carico, due di mantenimento ed una di scarico.
Per quanto riguarda le percentuali di allenamento degli aspetti della prestazione dividerei così il mio lavoro: tecnico 30 %, tattico 30%, condizionale 30% e mentale 10%, che però ritengo sia l’aspetto più variabile di tutti e che dipenda molto dal risultato della domenica.

TECNICO TATTICO CONDIZIONALE PSICOLOGICO
MAR 30% 20% 40% 10%
GIO 40% 20% 30% 10%
VEN 30% 30% 20% 20%

Penso che possa essere utile come lavoro di tipo mentale, parlare della partita e capire quelle che sono le difficoltà del portiere che alleno anche dal punto di vista personale; un portiere che ha disputato una brutta partita ha sempre bisogno del sostegno del proprio allenatore perciò in quella settimana non servirà tanto lavoro tecnico-atletico quanto più un recupero sul morale del giocatore. Ritengo che un preparatore, oltre a questo, non possa avere le competenze per effettuare un lavoro particolare di tipo mentale.
Avendo poco tempo a disposizione, mi trovo spesso a dover concentrare più aspetti; ad esempio quelli atletici, che raramente propongo a “secco”, al fine di mantenere più alta l’attenzione e del portiere; anche quando propongo lavori muscolari, inserisco sempre un gesto tecnico alla fine di ogni esercizio>>.
Come si sviluppa a grandi linee il tuo programma settimanale?
In linea di massima la mia settimana di lavoro si sviluppa così:

Martedì
Lavoro atletico, quasi sempre abbinato alla tecnica classica, quindi esercizi di presa e tecnica con il pallone.
Giovedì
Quasi totalmente lavoro tecnico con qualche esercitazione di velocità all’inizio.
Palle alte, uscite, conclusioni, situazioni di gioco; principalmente lavoro in porta perché ritengo sia importante abituarsi ai riferimenti, alla linee ed alla porta di gara.
Venerdì
E’ un allenamento molto più tattico, molto più legato alla squadra; dopo una messa in moto esaminiamo alcuni aspetti tattici, ancora un po’ di tecnica e qualche rilancio o gestione del retropassaggio.

o Quali parametri segui nell’organizzazione del lavoro?

<<Il mio programma, anche quello che ho stabilito ad inizio mese, lo adatto molto alla partita disputata ed allo stato d’animo del portiere; a volte, dopo una partita negativa, non si è psicologicamente pronti e motivati per poter reggere un lavoro di carico particolarmente pesante. Devo far fronte ai loro problemi personali ed al fatto che lavorino e che vengano al campo spesso stanchi (ad esempio alleno un portiere che fa il panettiere e ha degli orari particolari per cui spesso è stanco).
Per quanto riguarda il lavoro tecnico, cerco di fare riferimento alla partita disputata per proporre esercizi specifici, soprattutto se ho visto qualche errore particolare. Rispetto alla partita che verrà, per quanto mi riguarda, non faccio riferimento, non conoscendo molto la categoria e di conseguenza le caratteristiche dei giocatori che affronteremo.
In linea di massima organizzo il mio lavoro settimanale mantenendo una certa flessibilità a delle particolari richieste da parte dei miei portieri>>.

o Fai molto lavoro muscolare? In quali giorni?

<<No, non ne faccio molto, sia per ragioni di tempo, sia perché ritengo che nelle prime squadre il portiere sia in linea di massima già pronto fisicamente; perciò, a meno che non noti qualche carenza particolare, non propongo un lavoro fisico mirato. Faccio effettuare qualche lavoro di forza esplosiva e di resistenza alla velocità (sempre a carico naturale) il martedì e quasi mai negli altri giorni; mentre la velocità pura ogni tanto anche al giovedì ma sui 5/10 metri.

Secondo me è importante proporre anche allenamenti di resistenza o di resistenza alla velocità; non facendo mai un lavoro atletico con il resto della squadra, credo che un po’ di lavoro aerobico possa servire anche al portiere come base atletica. Per non proporre lavori particolarmente noiosi, faccio eseguire esercizi di resistenza alla velocità, anche perchè ritengo sia più utile al portiere avere una resistenza e un recupero rapido per sforzi di tipo intenso, come quelli che fa in partita.

Penso che gli aspetti atletici più importanti siano la velocità e la reattività. La reattività parte dalla testa e quindi secondo me va allenata, è per questo che cerco di proporre degli esercizi non lineari, in cui il portiere pensi a quello che sta facendo inserendo un impegno mentale>>.

 

Che livelli di fatica (da 1 a 5) vuoi raggiungere durante le singole sedute?
<<Direi che dipende molto dagli allenamenti, nelle sedute del martedì e del giovedì un livello di fatica 3 o comunque dal 3 al 5. Io lavoro poco in modo massimale, l’intervento del portiere è talmente breve che se si possiede già una buona base atletica non credo sia il caso di allenare attraverso dei sovraccarichi particolari o esagerati. Lavorerei sempre con una media del 3, che miri di più al mantenimento del livello di allenamento. Il venerdì abbasserei leggermente il livello di fatica mantenendomi sul 2 perché è il giorno più vicino alla partita.
La cosa fondamentale credo sia la concentrazione con cui lavori e l’intensità più che il carico o la fatica. E poi dipende molto da come si presenta il portiere al campo, come ho detto prima>>

Quanto spazio dai alle sensazioni , alle richieste ed alle abitudini del portiere nell’impostazione del lavoro?
<<Normalmente abbastanza, soprattutto ad inizio anno, se non ci conosciamo, facciamo una bella chiacchierata e cerchiamo di capire quali siano le sue abitudini; sono sempre pronto ad accettare consigli e lasciare spazio alle esigenze e a ciò che eventualmente il portiere vuole migliorare.
Ritengo che abbia particolarmente importanza la fisicità del portiere, se ha certe caratteristiche, cerco di lavorare in un certo modo. Fino ad ora ho proposto il mio lavoro e i risultati hanno sempre soddisfatto i miei portieri. Penso di avere un programma abbastanza vario e non creare mai ostacoli particolari; se ciò dovesse capitare proporrei al portiere di trovare un punto di incontro, senza dover snaturare il mio lavoro; potrei adattare un allenamento per il singolo, dovendo allenare un portiere (il titolare) in modo più importante, cercherei di impostare un allenamento più consono alle sue esigenze>>

Quanto reputi sia importante lavorare con il resto della squadra (allenamenti situazionali)?
<<Allenamenti situazionali al nostro livello sono molto difficili, lavoriamo con tempi diversi e la squadra, seppur facendo alcuni lavori tattici e di tipo situazionale, ha poco tempo per dedicarsi ad un lavoro che possa servire in particolare al portiere.
Non reputo sia un tipo di allenamento così importante, se non per il piazzamento sulle palle inattive e durante le fasi difensive. In allenamento ho notato che, in quel tipo di esercitazioni, non viene riprodotta quasim mai la stessa intensità della domenica, ed uno schema difficilmente possa riprodurre una situazione specifica, che possa coinvolgere in modo produttivo il portiere.
Reputo sia molto più importante il lavoro con la squadra per una questione di gruppo, per imparare a conoscersi tra giocatori, capire le caratteristiche di ognuno al fine di evitare incomprensioni tecniche in partita.
Quest’anno ho instaurato una buona collaborazione con il tecnico, perciò lo rendo partecipe del lavoro che ho intenzione di effettuare sui portieri; credo sia importante il dialogo, per esempio, organizzare il mio allenamento in base anche a quello che faranno successivamente con il resto della squadra. Negli altri anni ho rilevato una certa superficialità verso il ruolo, alcuni allenatori non danno importanza al portiere e non si preoccupano di ciò che lo riguarda, non coinvolgendolo quasi mai nelle esercitazioni della squadra. Questo si verifica ancora di più nei settori giovanili dove l’interesse degli allenatori verso i portieri è quasi sempre stato nullo>>.

○ Nel tuo lavoro verso il portiere miri al miglioramento dei suoi lati deboli o a sfruttare al massimo le sue qualità?

<<Nel mio lavoro miro decisamente a migliorare i lati deboli; ritengo che una propria qualità sia una capacità acquisita e che comunque vada allenata. Ma credo che migliorare i propri lati deboli possa essere anche una richiesta del portiere stesso, che vuole lavorare nelle cose in cui si sente più in difficoltà. Secondo me, anche nella vita, è sempre meglio imparare cose nuove o migliorare quelle che non si sanno fare bene.
Il lavoro, come ho detto, è vincolato al miglioramento del portiere titolare; allenando 4 portieri, mi posso concentrare nel cercare di migliorare gli aspetti di uno solo, quindi il mio lavoro sarà mirato ai suoi lati deboli e gli altri si dovranno adattare. Credo che sia una soddisfazione arrivare a fine anno e vedere che il proprio portiere migliorato in qualcosa grazie al proprio lavoro>>

LA MIA SETTIMANA IDEALE

Confrontando le risposte dei 4 allenatori, ho stilato una settimana “tipo”, facendo riferimento anche alla mia esperienza sul campo e a quelle che, secondo me, sono le esigenze di un portiere.
Esaminando le percentuali di allenamento dei vari aspetti della prestazione, posso dire che durante la settimana c’è un sostanziale equilibrio nella suddivisione del lavoro con una prevalenza dell’aspetto tecnico–tattico. L’aspetto condizionale raggiunge i suoi livelli più alti nelle prime due sedute settimanali, mentre quello psicologico è quello che ha dato i risultati più contrastanti.
Sono d’accordo con quanti programmano la propria settimana partendo dalle sensazioni e dallo stato psico-fisico dei portieri a disposizione, imporre un programma a priori sarebbe controproducente.
E’ anche questo uno dei motivi per cui gli allenatori preferiscono programmi a breve termine che prendano in considerazione la settimana o al massimo un mese. Ci sono infatti molte componenti che contribuiscono a far si che, un programma a lungo termine, sia difficilmente organizzabile e sostenibile perché condizionato da troppi fattori, come l’andamento del campionato, il livello di fatica, fisica e mentale, del portiere a disposizione, le esigenze della squadra, le condizioni ambientali, ecc.
Cercherei il più possibile di coinvolgere l’allenatore, spiegando i contenuti delle sedute e chiedendo il tempo necessario per l’allenamento specifico e la sua disponibilità ad effettuare delle esercitazioni con il resto della squadra, che possano essere utili al portiere.
In tutte e 4 le interviste si evince l’importanza che ha il portiere all’interno della squadra, con la sua partecipazione attiva in tutte le fasi della gara. Il portiere moderno non si dedica più alla sola difesa della porta ma deve avere una notevole capacità nella lettura delle varie situazioni tattiche, offensive e difensive. Fabrizio Rua collega questo aspetto a quello mentale; il gioco richiede più personalità e concentrazione da parte del portiere in tutte le situazioni di gara. Claudio Filippi ritiene che il portiere debba trovar piacere, senza prendersi rischi inutili, di andare alla ricerca della palla, ricoprendo uno spazio d’azione più ampio.
In effetti ritengo che un portiere moderno sia parte integrante dei progetti tattici della squadra e possa risultare determinante, se coinvolto, nella gestione della fase difensiva (organizzazione della difesa sulle palle inattive), e quella offensiva (far ripartire dalle sue mani o dai suoi piedi, in modo preciso ed immediato, un eventuale azione di attacco). Soprattutto in ambito dilettantistico questo non accade, come evidenziato da Rua, molti allenatori non danno la giusta importanza al ruolo del portiere e non lo coinvolgono nelle situazioni tattiche della squadra.

Nell’organizzare il lavoro farei riferimento alla partita che si andrà ad affrontare più che a quella precedente, seppur facendo una breve analisi su quella passata, al fine di cercare un confronto costruttivo ed analizzare gli errori commessi. Per quanto riguarda questo aspetto c’è stato un certo equilibrio nelle risposte. C’è un importante confronto ad inizio settimana tra i portieri ed i loro preparatori sulla partita disputata, considerato anche un importante aspetto mentale che, come sostiene Rua, può essere fondamentale nell’impostazione del lavoro settimanale. Tutti, in linea di massima, cercano di esaminare le situazioni che hanno portato a degli errori e, chi ne ha le conoscenze, cerca di analizzare le caratteristiche della squadra che si andrà ad affrontare.
Chi ne ha la possibilità riguarda la partita filmata per capire quali siano le situazioni che hanno portato ad errori o che hanno messo in difficoltà il portiere.
Sono queste principalmente le linee guida nell’organizzazione del lavoro tecnico–tattico, che guarda molto all’obbiettivo principale ovvero la gara, quella passata per esaminare gli errori e quella da affrontare nel preparare le situazioni più particolari. In tal senso ho trovato interessante la suddivisione proposta da Tabbia che, all’interno della sua settimana di allenamento, ha individuato tre tipologie di esercitazioni da proporre: quelle di tipo fondamentale o generale, che ritiene di dover fare sempre (ad esempio esercizi per la presa, uscite alte o tuffi), quelle di tipo speciale, che propone in base alla esigenze (esercitazioni particolari mirate al miglioramento di un aspetto tecnico-tattico) e quelle di gara, in base a particolari caratteristiche della squadra avversaria (ad esempio prevalenza dei cross). Sono d’accordo nel posticipare il lavoro di forza degli arti inferiori di un giorno rispetto alla gara, dando spazio ad un lavoro di muscolazione della parte superiore, che ritengo comunque importante, concentrando il lavoro muscolare nelle prime due sedute settimanali. Questo non è evidentemente possibile nelle categorie più basse dove il numero delle sedute è limitato. Riguardo a questo argomento è emersa l’importanza di stabilire il grado di recupero del portiere, la sua vita, il suo livello di fatica fisica e mentale; Gianluca Spinelli lascia un giorno in più di riposo ai propri portieri dopo aver osservato che al martedì, molti di loro, non avevano ancora recuperato in occasione di partite impegnative o di lunghe trasferte e concentra il lavoro più faticoso sugli arti superiori ed il tronco. Tabbia, dal canto suo, sostiene che il giorno giusto per proporre il lavoro atletico più pesante sia il martedì, considerando il fatto che durante la domenica il portiere non solleciti così tanto l’aspetto condizionale.
Inoltre è stato interessante vedere come in ambito professionistico, Filippi, e in particolare Spinelli, facciano eseguire un importante lavoro preventivo e di riscaldamento per l’articolazione scapolo-omerale attraverso un attento lavoro di propiocettiva o con gli elastici.
Trovo sia corretto dosare il lavoro tra arti superiori e tronco ed arti inferiori, concentrandosi su un tipo di lavoro esplosivo, ad alta intensità, sviluppando un grado di fatica che permetta lo smaltimento del carico il giorno successivo, e che consenta al portiere di non presentarsi troppo affaticato nelle successive sedute settimanali.
Riguardo al discorso legato alla fatica, ho notato che, rispetto ad una volta, in cui il portiere veniva spesso sottoposto ad allenamenti molto pesanti ad inizio settimana, si cerchi sempre e comunque di mantenere un livello di fatica accettabile, anche laddove il lavoro preveda un carico particolare.
Da questo posso dedurre che, la maggior parte dei preparatori dei portieri, mira alla qualità delle esecuzioni negli esercizi ed alla massima intensità, presupposto fondamentale per le tipologie di intervento del portiere, specialmente nei giorni più vicini alla gara. Questo a dimostrazione di un importante cambio di mentalità nell’allenamento che meglio si adatta alle reali esigenze della prestazione.
Per quanto riguarda il lavoro muscolare, ritengo sia l’aspetto più delicato in assoluto e dove ci siano le difficoltà maggiori, soprattutto in ambito dilettantistico.
Credo che, se non si posseggano le competenze per poter strutturare un corretto lavoro atletico, sia consigliabile affiancare, al lavoro del preparatore dei portieri, il supporto di un preparatore atletico, che collabori nello stabilire ciò che possa essere produttivo atleticamente; soprattutto nel caso del portiere, dove il lavoro deve essere mirato al miglioramento di alcune capacità specifiche e la sua qualità risulti determinante al conseguimento dei risultati.
Non sono ancora riuscito a stabilire se sia produttivo abbinare alcuni lavori di forza e di reattività muscolare ai gesti tecnici, in quanto, alcuni preparatori hanno considerato il fatto che, l’abbinamento dei due aspetti, possa far perdere entrambi di qualità ed efficacia. Claudio Filippi preferisce isolare il lavoro atletico da quello tecnico, sostenendo inoltre che, durante un importante lavoro tecnico (come compiere 60 uscite alte), si faccia già un elevato e mirato lavoro di forza. Altri preparatori preferiscono abbinare il gesto tecnico, chi per proporre un lavoro atletico meno noioso, chi per far sentire di più al portiere la sensazione della trasformazione immediata. Provandolo in prima persona durante i miei allenamenti non posso dire di aver riscontrato effetti negativi; ritengo sia un lavoro importante per coloro che hanno poco tempo a disposizione e vogliono concentrare alcuni aspetti, cercando di proporre un lavoro più piacevole, ed utile nelle esercitazioni pliometriche più che in quelle in cui si vuole sviluppare un lavoro mirato di forza.
In tutti gli esercizi che curano gli aspetti tecnici, tattici ed atletici credo sia di estrema importanza curare la velocità di reazione e la velocità di anticipazione, abituando il portiere ad agire con estrema prontezza, e cercando di ridurre al minimo il tempo tra le ricezioni dei segnali ed il conseguente gesto atletico. Questo credo possa essere sviluppato ricercando la massima intensità in tutte le esercitazioni, aggiungendo perciò esercizi di psicocinetica e reattività neuromuscolare. In questo sono tutti d’accordo, ritenendo l’aspetto fondamentale nell’allenamento del portiere l’intensità.
Considero l’aspetto più moderno quello psicologico, specialmente dopo aver notato la specializzazione che c’è oggi nell’allenamento tecnico, tattico ed atletico.
E’ evidente che ciò dipenderà molto dal portiere a propria disposizione, ma credo che nel calcio moderno, un portiere preparato anche dal punto di vista mentale, possa ottimizzare le sue altre capacità ed ottenere i massimi risultati in partita. Questo esige un gruppo di lavoro, giocatori compresi, che sappia quali sono le difficoltà e le esigenze del portiere, venendo a conoscenza del suo stato mentale al fine di creare le condizioni ottimali al medesimo. Mi rendo conto che possa sembrare un utopia ma, considerando la delicatezza che ricopre lo stato d’animo di un portiere, non si può trascurare questo aspetto.
Fabrizio Rua collega l’aspetto mentale a quello tattico; un portiere, oggi, deve mantenere molto più alta la sua attenzione ed avere una buona personalità per imporsi nel gioco anche offensivo; il suo allenamento si basa nel trovare un importante dialogo con il portiere ma riconosce, come Tabbia e Spinelli, che un preparatore dei portieri oggi non possieda le competenze per proporre un allenamento speciale di tipo psicologico e che occorre lavorare in questo senso. Flippi ritiene invece che tutto l’allenamento debba essere psicologico, richiedendo attenzione e partecipazione attiva all’apprendimento, al fine di ottenere la massima intensità, anche nelle esercitazioni più banali.
Per quanto riguarda l’aspetto più moderno, tre allenatori hanno risposto quello tattico, di cui uno, come ho detto abbinato all’aspetto mentale, mentre uno ha individuato nell’utilizzo dei piedi ciò che più di tutto ha modificato le metodologie di allenamento.

Dovendo suddividere in percentuali di lavoro la mia settimana proporrei:

tecnico tattico condizionale psicologico
Mar 30% 10% 40% 20%
Mer 30% 20% 40% 10%
Gio 40% 35% 10% 15%
Ven 40% 30% 20% 10%
Sab 20% 25% 5% 50%

Le percentuali relative al lavoro psicologico riguardano una effettiva tipologia di allenamento mentale; ritengo sia più corretto, come ha sottolineato Filippi, dire che, tutto l’allenamento, per essere fatto ad alta intensità, debba essere considerato psicologico, perciò direi 100% tutta la settimana, per abituarsi a disputare la partita al massimo della concentrazione e dell’attenzione.
Sono d’accordo nel dire che, per quanto riguarda un tipo di allenamento mentale vero e proprio, un preparatore dei portieri difficilmente possa avere le competenze per attuarlo; credo sia necessario però sviluppare tale aspetto, poichè l’unico per cui non venga previsto un lavoro mirato.
Organizzerei così la mia settimana (immaginandola in 5 sedute):

Martedì
Riscaldamento tecnico, mani e piedi.
Esercizi di muscolazione per arti superiori e tronco (se si ha a disposizione anche in palestra).
Esercitazioni tecniche di destrezza ed agilità (in porta).
Mercoledì
Riscaldamento in preparazione ad un lavoro di forza.
Esercitazioni per la forza esplosiva (anche a carico naturale).Dividendo il lavoro tra una parte prettamente atletica senza
palla ad una tecnica ma con obiettivi di tipo atletico (esercizi
sulle palle alte o sui tuffi mirando allo sviluppo delle
capacità di stacco).
Giovedì
Riscaldamento tecnico con i piedi.
Esercitazioni sulla gestione del retropassaggio e sui rilanci.
Tattica con la squadra.
Partita.
Venerdì
Riscaldamento libero.Lavoro condizionale dedicato alla velocità ed alla reattivitàneuromuscolare.
Tecnica per le uscite alte e piazzamento su tiri in porta. Esercitazioni
con la squadra per esercitarsi nei tiri in porta e uscite alte.
Sabato
Breve riscaldamento.
Poche esercitazioni tecniche e brevi proposte di reattività ad alte
intensità.
Palle inattive con il resto della squadra.

A mio avviso, il giorno prima della gara risulta essere il più delicato e quello in cui, più di tutti, bisogna essere vicino alle esigenze del portiere che dovrebbe giocare.
La collaborazione con l’intero gruppo presuppone un lavoro mirato al miglioramento delle varie situazioni che si creano in partita, perciò ritengo che sia utile insistere con quella tipologia di allenamento di tipo “situazionale” che permetta al portiere di avvicinarsi più possibile a ciò che gli accadrà in partita. Come viene evidenziato dalle interviste effettuate, il lavoro eseguito dal portiere, non avrebbero senso se non si concludesse con una trasposizione degli esercizi proposti in un contesto che rispecchi situazioni reali legate alla gara. Sergio Tabbia e Gianluca Spinelli sono concordi nell’esigenza del portiere di effettuare alcuni allenamenti o esercitazioni con il resto della squadra al fine di ricreare una più verosimile situazione di gara, questo presuppone una collaborazione con l’allenatore della squadra che nel caso di Sergio, permette ai portieri di poter, ad esempio, allenarsi sulle palle alte, grazie ai cross effettuati da alcuni compagni. Claudio Filippi propone esercitazioni di tipo situazionale senza necessariamente coinvolgere il resto o parte della squadra, cercando di riprodurre lui stesso le caratteristiche imprevedibili di una gara attraverso esercizi mirati; è d’accordo, come Fabrizio Rua, all’utilità del lavoro con la squadra più per un fatto di vita sociale all’interno del gruppo e per il lavoro tecnico – tattico.
L’ultimo aspetto che ho sottolineato nelle interviste e che sembra avere risposte contrastanti riguarda la possibilità di concentrare il proprio lavoro sul miglioramento delle carenze dei portieri piuttosto che sull’ottimizzazione delle sue qualità.
Rua sostiene che sia meglio lavorare per migliorare i propri lati deboli al fine di evitare errori commessi e che questo possa essere anche un desiderio del portiere stesso, mentre Tabbia tendenzialmente lavora per sfruttare al meglio le sue qualità.
Sono tutti però concordi sul fatto che, dovessero riscontrarsi aspetti gravanti sulla prestazione, vadano esaminati e migliorati in allenamento.
Interessante il metodo utilizzato da Gianluca Spinelli, che riprendendo anche le esercitazioni, oltre che le partite, concentra il proprio lavoro sugli aspetti carenti che individua insieme ai suoi portieri; anche se mi rendo conto che possa essere un lavoro attuabile più facilmente in ambito professionistico.
Filippi lo considera un eterno problema e si affida al buon senso per capire quale possa essere il giusto equilibrio; ogni pallone, in ogni allenamento, deve essere quello necessario per fornire una correzione utile, considerando il fatto che per correggere un difetto sia necessario molto più tempo rispetto a quello speso per perfezionare una qualità.
Credo che la risposta giusta stia nell’equilibrio dei due aspetti e penso che il portiere stesso ne debba essere consapevole; ogni giorno ritengo che l’allenamento possa servire a migliorarsi o ad aggiungere qualcosa di importante alle conoscenze già acquisite.
►Differenze tra professionismo e dilettantismoDalle interviste sono venute alla luce quelle che sono le principali differenze tra professionisti e dilettanti e le problematiche che ne distinguono il lavoro.
Nelle squadre dilettantistiche infatti tutto ciò che si vuole proporre deve far fronte a più problemi a cui spesso è difficile trovar rimedio.
Gli allenamenti si svolgono dopo una giornata di lavoro e la motivazione dovrebbe essere incentivata con allenamenti diversificati che permettano di mantenere alto il livello attentivo. L’allenatore deve capire la disponibilità al lavoro del portiere ed essere pronto a modificare la seduta pianificata ogniqualvolta si manifestino dei cali evidenti di concentrazione.
Quando gli allenamenti vengono svolti di sera nel periodo invernale, le basse temperature rendono la superficie di gioco e la zona di lavoro specifico più dure; tutto ciò potrebbe favorire l’insorgenza di eventi traumatici.
Il tempo a disposizione è sicuramente inferiore a quello dei professionisti.
La maggior parte delle società non dispone di un’adeguata palestra di muscolazione, pertanto i lavori condizionali dovranno essere eseguiti a carico naturale o con piccoli bilancieri e manubri. Inoltre, per il portiere è fondamentale allenarsi nelle stesse situazioni ambientali della gara: ad esempio allenare le palle alte con le luci artificiali non è secondo me molto proficuo a livello dilettantistico.
Queste sono solo alcune delle problematiche dei campionati minori; non per questo però il lavoro dei preparatori è scarso ed improduttivo. Si cercherà sicuramente di concentrare il lavoro nelle poche sedute; ciò consentirà comunque al portiere di toccare in modo sufficiente tutti gli aspetti che caratterizzano la prestazione e di essere pronto a disputarla .
L’aspetto che probabilmente ne risentirà maggiormente sarà quello atletico; coloro che hanno poco tempo a disposizione non dedicano grande spazio ai lavori di preparazione ed inoltre anche chi esegue un lavoro atletico lo fa senza l’ausilio di una palestra attrezzata.
Questo in ambito dilettantistico non sembra essere un problema; molti allenatori sono concordi nel dire che sia molto più importante insistere sul lavoro tecnico e che i lavori di forza possano svilupparasi nei gesti tecnici principali.
Sono queste le differenze più significative oltre quelle chiaramente legate all’importanza dei campionati, agli aspetti economici, alle qualità degli atleti a disposizione ed alle motivazioni che guidano gli stessi.
Spesso si crea una importante collaborazione tra i tecnici professionisti ed i preparatori delle squadre dilettanti, i quali prendono spunto dalle loro metodologie di allenamento per riproporle ai loro portieri.
E’ evidente che un allenatore professionista avrà a disposizione più tempo, materiali all’avanguardia, campi di allenamento migliori, probabilmente una palestra e molto altro; ma nonostante questo credo che, essendo gli obiettivi i medesimi, si possa cercare di ottenerli con le dovute proporzioni nel miglior modo possibile.

CONCLUSIONI

Consultando i testi e confrontando le risposte degli allenatori intervistati ho potuto constatare con piacere l’evoluzione dell’allenamento che finalmente si sta adeguando alle ultime generazioni di portieri . Alcuni studi hanno esaminato a fondo le esigenze del ruolo e apportato significative modifiche ai metodi più antichi, permettendo ai preparatori dei portieri di stilare programmi sempre più dettagliati e vicini alle reali esigenze di preparazione del numero uno.
Credo possa essere la passione verso il ruolo a permettere ai preparatori ed ai propri portieri di perfezionare il lavoro settimanale. Un grande allenatore non potrà mai essere tale se non guidato da una forte passione, voglia di migliorarsi di giorno in giorno, confrontandosi ed imparando dalle proprie esperienze.
Ritengo che nel calcio, come nella vita, debbano essere proprio queste le motivazioni giuste per cercare di ottenere i massimi risultati auspicabili.

Ringraziamenti

Vorrei ringraziare la persone che mi sono state vicino durante la stesura di questo lavoro; chi attraverso una semplice chiacchierata , chi con l’affetto e il sostegno e chi direttamente vicino al lavoro pratico.
Ringrazio Luca Trucchi che, nonostante i suoi numerosi impegni, non mi ha fatto mancare i suoi consigli e Vito Cucco, che mi ha trasmesso la sua passione e mi ha dato le motivazioni per sviluppare un’ idea.
Ringrazio i preparatori coinvolti che con le loro risposte e la loro disponibilità mi hanno dato importanti spunti su i quali poter sviluppare il lavoro: Gianluca Spinelli, Claudio Filippi, Sergio Tabbia e Fabrizio Rua.
Un abbraccio alla mia numerosa famiglia che mi sostiene con amore in tutto ciò che faccio. Infine un grazie speciale a Claudia che mi ha aiutato, con la sua infinita dolcezza, nella stesura di questo lavoro e soprattutto ha avuto l’amore e la pazienza di starmi accanto nei momenti più difficili.

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